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La influenza dell'integrazione europea sulla democrazia portoghese

Posted on 25 May 2015

FilippoFrangioni“Il Portogallo e la democrazia europea”. Questo è l’argomento che ha portato il nuovo ricercatore Sørensen, Filippo Frangioni, agli Archivi Storici dell’Unione Europea. Il progetto di post-dottorato per il quale il dottor Frangioni è stato aggiudicato una borsa Sørensen si occupa della transizione democratica portoghese stabilita dopo il regime autoritario di Salazar ‘Estado Novo’ e dell’influenza che ha avuto in questo periodo il processo di integrazione europea che iniziava ad assumere un ruolo guida nello schema politico internazionale a quel tempo.

Non è la prima volta che Filippo Frangioni, laureato in Storia della Europa Contemporanea all’Università degli Studi di Firenze, fa delle ricerche sulla questione portoghese. La sua tesi di dottorato “La Rivoluzione dei garofani e la sinistra italiana (1974-1976)”, presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, versava già sul processo politico che risultò nella affermazione della democrazia portoghese, seppure unicamente dalla prospettiva della politica italiana.  Il suo nuovo progetto, invece, riguarda questo avvenimento da un punto di vista più amplio e profondo, relativo al dibattito interno alla Commissione Europea in quel momento. “Già nel 1973 è stato creato all’interno della Commissione un gruppo congiunto, nel quale il Portogallo è stato incluso, per aggiornare un accordo di stabilità di tipo commerciale. Ma diciamo che il tema commerciale in realtà era un modo per affermare invece una discussione di tipo politico che riguarda a questo processo di affermazione della democrazia del Portogallo”, osserva Frangioni.

Il progetto eseguito dal Dr. Frangioni negli Archivi Storici grazie alla borsa Sørensen è un evidente allargamento della sua tesi di dottorato da un approccio più istituzionale. La ricerca fa parte di un interesse continuato su questo soggetto e che è stato evidenziato anche nella pubblicazione precedente “Fra europeismo e terzomondismo: Il Portogallo e la rivoluzione dei garofani nella sinistra italiana”. Questi progetti di ricerca recenti  previdero anche la consultazione dei depositi riguardanti alla transizione portoghese tenuti negli American National Archives a Washington. Alla domanda sulla posizione predominante che hanno le interpretazioni storiche che collegano questo processo principalmente alla politica estera degli Stati Uniti e la Guerra Fredda, Frangioni segnala alcuni presupposti che devono essere presi in considerazione. “Probabilmente un motivo è il relativo al ruolo sempre preponderante degli Stati Uniti in politica internazionale. Si può anche dire che il suo profilo politico in queste questioni è ben più definibile e comprensibile nel suo complesso di quello di un’Europa molto più eterogenea.” Dr. Frangioni punta anche altri elementi chiave, come un aspetto di tendenze storiografiche stabilite negli anni 90 e che, potenziate dalla nuova possibilità di consultare i documenti del governo statunitense degli anni 70, hanno incoraggiato gli studi sulla Guerra Fredda e il collasso dell’Unione Sovietica, a scapito degli studi sulla storia dell’integrazione europea.

Tuttavia, anche se meno studiato rispetto a quello degli Stati Uniti, il ruolo svolto dall’Europa nel corso delle trattative avvenute in quegli anni è stato eccezionale e  ampiamente riconosciuto da entrambi gli storici e gli analisti politici in molte occasioni. “C’è insomma un riconscimento che l’Europa abbia offerto un modello di democrazia autonoma e notevolmente diverso di quello che tenevano in qualche maniera gli Stati Uniti e che allo stesso tempo rimane identificato, insieme con il caso della Spagna, come il primo caso di politica estera comune europea virtuoso. Nonostante tutte queste osservazioni, però, la ricerca sui documenti ufficiali europee no era stata ancora fatta. Ed è per questo che ho deciso di fare domanda per la borsa Sørensen”, dichiara il ricercatore italiano. 

Il lavoro di ricerca del Dr. Frangioni durante il mese di marzo presso la sede degli Archivi Storici dell’Unione Europea in Villa Salviati si è svolto in relazione alla Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione tenutasi a Helsinki nel 1975 e il rapporto presentato dal premier belga, Leo Tindemans, al Consiglio europeo il 29 dicembre 1975. La consultazione dei documenti della Commissione europea, i Consigli europei, l'Assemblea parlamentare europea e, specialmente, quelli riguardanti al gruppo di studio stabilito dal Comitato economico e sociale europeo nel 1976 ha dotato Frangioni di una maggiore comprensione delle incertezze sul futuro economico e politico della nazione lusitane sulla sua collocazione nel sistema internazionale, le spinte rivoluzionarie dell’esercito e le difficoltà nelle trattative per l’independenza delle ex colonie africane.  Infine, lo scopo ultimo del Dr. Frangioni sarebbe quello integrare le informazioni provenienti delle istituzioni europee con quelle ottenute dalle fonti americane e portoghesi in un saggio dove mettere in analisi la transizione del Portogallo verso la democrazia su una base più approfondita e interconnessa. Sostiene di avere già abbastanza materiali per lavorare grazie ai fondi degli HAEU.

Interrogato sulla relazione tra i processi politici assunti in Europa negli anni 70 in relazione con lo stato attuale di una Europa caratterizzata dalla continua evoluzione nelle alleanze, ruoli e relazioni tra paesi, Frangioni sottolinea che il problema potrebbe essere uno di “rappresentazione d’ideologia politica, piuttosto che di risultati raggiunti dalle istituzioni.” Il ricercatore italiano fa notare inoltre che “l’Europa e oggi il simbolo dell’austerità. Il nesso fra integrazione europea, affermazione della democrazia ed sviluppo economico che funzionava negli anni 70 e 80 è stato rovesciato, soprattuto dal punto di vista della opinione pubblica.” Tuttavia, Dr. Frangioni evidenza l’innegabile contributo dalle istituzioni europee in favore dei paesi provenenti da una fase di autoritarismo e dittatura e che sono entrati nel processo europeo negli anni settanta. “Anche se a una distanza di quarant’anni sembrerebbe che questo divario non sia stato colmato, prima il Portogallo ma poi anche la Spagna e la Grecia si sono tremendamente beneficiati di questo processo in una prospettiva sociale, politica ed economica.”

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